CORONAVIRUS: UN’ESTATE IN GABBIA?

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estate post coronavirus

Strutture in plexiglass come distanziatori nelle spiagge e misure igienico-sanitarie

Si dice che “dopo la tempesta c’è sempre il sole”, sembra una frase fatta, ma è proprio così.

Tutto il mondo ha iniziato l’anno 2020 nel peggiore dei modi: il Coronavirus ha attanagliato le vite di ogni essere umano fermando l’intero globo per mesi e, adesso, con l’avvento delle belle giornate, tutti temono di vivere un’estate in gabbia. 

In Italia, dopo più di un mese di quarantena, e grazie alle restrizioni imposte dal governo, si registra un declino dei numeri di contagiati e decessi. Pare, quindi, ci sia un miglioramento dovuto all’impegno degli italiani nel rispettare le norme adottate dal Presidente Conte. 

Una luce in fondo al tunnel? Uno spiraglio di luce in queste giornate buie e di sconforto per tutti? O, forse, una piccola nota positiva considerando anche l’arrivo della stagione estiva? 

Difficile rispondere con certezza a queste domande che, indubbiamente, ognuno di noi si sta ponendo. 

D’altra parte, è ben risaputo che l’Italia è un Paese costituito da innumerevoli meraviglie e ricco di storia. Di conseguenza, si può affermare che viva e si nutra di turismo, che risulta essere la colonna portante dell’economia della Nostra Bella Italia. 

Considerando anche l’avvicinamento della stagione estiva, inutile non riflettere sulla dura crisi che dovrà affrontare il settore.

Grazie agli studi degli scienziati e alle notizie che ci pervengono ogni giorno dai telegiornali, senza ombra di dubbio, si è a conoscenza dell’estate atipica che tutto il Paese è in procinto di vivere a causa della mancata cura per evitare i contagi. Purtroppo, parlare di “normalità” è ancora troppo prematuro per varie ragioni. 

Di fatti, sempre più in questi giorni si sente parlare dell’uso di dispositivi di protezione individuale come mascherine, guanti ed igienizzanti che, con molta probabilità, ci faranno compagnia anche nella stagione estiva e forse addirittura in spiaggia. 

Le persone che vorranno godersi un po’ di mare dovranno tener conto di alcune norme da rispettare: la distanza in primis. In un articolo de “La Repubblica”, “Coronavirus, box di plexiglass”, viene esposta l’idea dell’installazione di strutture in plexiglass da parte di un’azienda di Modena, che i balneatori potrebbero adottare per distanziare un ombrellone da un altro, cercando quindi di salvare i frutti della stagione estiva.

Una notizia che desta sicuramente scalpore, non soltanto per l’innovazione in sè di tali strutture, ma anche per i costi che i balneatori dovrebbero sostenere per l’adozione delle stesse.

A sostegno di ciò si fa promotore Mario Draghi che, come riporta l’articolo de Il Giornale, spiega chiaramente la difficoltà economica che il nostro Paese sta subendo e subirà anche nel periodo post emergenza. Iniziano così le prime lamentele da parte di albergatori per le spese che dovrebbero affrontare qualora questa ipotesi dovesse prendere piede. 

Tuttavia, bisogna tener conto che  la questione “plexiglass” sta ricoprendo un rilevante ruolo nella costruzione di dispositivi di protezione per la quotidianità.
Lo dimostra anche l’azienda Plex Design che ha progettato barriere protettive per uffici, attività commerciali, ma anche strutture protettive facciali per  lavoratori maggiormente esposti al pubblico. Innovazioni che, come testimonia la stessa azienda, ha permesso e permetterà il normale svolgimento di alcune attività. 

Per questo, ci si chiede: in spiaggia potrà essere lo stesso o i bagnanti, dal loro canto, non accetteranno questi tipi di provvedimenti?

Ci sono già stati i primi riscontri negativi sul web da parte di alcuni utenti che si ritroverebbero a prendere il sole e, quindi, a muoversi in un’area circoscritta. 

Tuttavia, un recente articolo de La Repubblica mostra chiaramente la preoccupazione degli scienziati sulla fase due che si sta avvicinando. Infatti, come riporta Fraioli, “la fase due e la fase tre potrebbero essere più rischiose della fase uno in quanto potrebbero verificarsi dei nuovi contagi”. 

Attualmente non si è in grado di agire con prese di posizione, ma soltanto di fare supposizioni e previsioni per avere un’idea generale a cui il mondo del turismo andrà incontro. 

Per concludere, è certo che per molti sarebbe meglio cercare di risolvere la questione in modo meno invasivo sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista ambientale, senza, però, mettere da parte la prudenza, qualità che sicuramente farà uscire vincitore il Paese dalla battaglia cruenta che sta vivendo. 

“Dopo la tempesta, c’è sempre il sole” e gli italiani non solo lo sanno bene, ma sanno guardare anche al futuro con coraggio e speranza.