Il viaggio comincia a Yangon, capitale del Myanmar, dove i nostri animi iniziano gradualmente ad entrare in uno stato di pace e di lentezza a cui solitamente non siamo abituati. Il silenzio, il rispetto e l’umiltà che si respirano fin dalle prime immagini all’aeroporto tra gli uomini rigorosamente in longyi (tradizionale capo birmano) e i volti delle donne truccati con la thanaka (particolare crema protettiva dei raggi solari e dell’invecchiamento della pelle) ci aiutano a vedere oltre una prima immagine povera e malmessa del paese.
In effetti è così “in Birmania c’è povertà ma non c’è miseria” come ci spiega Min Min, la nostra guida nel Golden Country, definito così da Marco Polo perchè rimasto incantato dallo scintillio di 9 tonnellate d’oro proveniente dalla Pagoda Schwedagon. Ed è proprio questa la prima immagine che lascia senza fiato, noi viaggiatori rimaniamo sorpresi ma tremendamente attratti da 98 metri di oro che con il calar del sole formano una fiamma nitida in un cielo che diventa di un blu sempre più intenso.
Il “mistero dorato” per Kipling, ma il luogo più sacro per i birmani che sperano almeno una volta di visitare questa cittadella sacra, densa di piccoli stupa e tempietti, che seguono i 450 metri di circonferenza della pagoda con il suo pinnacolo incastonato di diamanti.
Il nostro viaggio prosegue, e dopo aver iniziato a trattenere il fiato e dar sfogo all’emozione in questo luogo pieno di preghiere e misticismo, sentiamo sempre più intensamente il nostro battito cardiaco appena arrivati nella valle dei templi di Bagan. Qui il nostro sguardo non riesce a trovare appoggio, poiché si trova di fronte a 3000 templi in una valle ferma nel tempo e incredibilmente vicina al mondo divino.
Anche il concetto di città è stravolto a Bagan: un museo all’aria aperta che ha raggiunto il suo massimo splendore nel XI secolo d.C, accarezzato dal fiume Irrawaydi, che costeggia le pagode.
Troviamo uno splendido mercato dove vige ancora la legge del baratto e siamo testimoni di una trattativa sottoposta al peso della bilancia tra un pesce e due pile elettriche.
Con un ottimo volo interno, raggiungiamo Mandalay, l’ultima capitale del regno birmano. Ci mischiamo a centinaia di credenti che ogni giorno salgono la collina che domina la città, per ammirare la statua di Buddha continuamente arricchita da piccole lamine d’oro, che i pellegrini sistemano accuratamente sul suo corpo, mentre un pallido sole tramonta sulla collina.
L’aspetto spirituale del Myanmar prende corpo a pochi chilometri da Mandalay. Siamo ad Amarapura, con il suo ponte in tek più lungo del mondo, siamo coinvolti da una fila di monaci che si accingono a consumare il loro unico pasto della giornata, assolutamente prima di mezzogiorno.
Ma il rigore e la ferrea disciplina buddista, prende visione tornando a Mandalay, per la visita della Kuthodaw paya: “il libro più grande del mondo”.730 lastre di marmo completamente incise in lingua antica, custodite singolarmente in piccole stupa bianche. Qui i monaci vengono a studiare e a recitare le sacre scritture in un ambiente bianco ed immenso.
Dopo il libro più grande e il ponte più lungo, il giorno seguente eravamo di fronte ad un altro primato: la campana più grande del mondo conservata a Mingun, raggiungibile con una breve navigazione su un battello con poltrone in vimini.
Il nostro stupore non finisce, anzi cambia quando a bordo di una piroga, attraversiamo il lago Inle con un paesaggio ed una vita rurale immortale. La vita degli abitanti di questo lago è rimasta intatta nei secoli, qui i pescatori remano con un piede perché hanno bisogno di tener libere le mani per gettare la rete conica per la pesca. Le palafitte sul lago diventano luoghi per lavorare seta, ferro e tabacco. I bambini giocano nell’acqua mentre gli adulti si preoccupano di rinfrescare i bufali per incoraggiarli a lavorare meglio nelle ore più fresche.
Niente riuscirà a dimenticare quella quiete e quella vita così rurale ma così creativa ed interessante.
La spiaggia di Ngapali con i suoi 3 km di sabbia e vegetazione di palmeti continua ad arricchire il viaggio. Siamo nel Golfo del Bengala, ed è l’unica parte non colpita dallo tzunami del 2006 che misteriosamente si è diviso poggiandosi su altre coste.
Siamo di fronte al mare dove sorgono le Andamane, osserviamo la vita del villaggio dei pescatoti fuori da qualsiasi contesto turistico. Il pescato di una giornata può sopperire all’esigenza di una famiglia, anche per più di un mese.
Sulle musiche e danze delle tipiche marionette birmane, salutiamo il paese prima di una delle festività più attese, il capodanno birmano, con una festa dell’acqua, che con i suoi effetti purificatori, porta tutti gli abitanti a socializzare e festeggiare in un capodanno semplice e sincero.
All’interno del sito www.viaggimyanmar.it troverete tutte le informazioni utili per organizzare un viaggio in Birmania.